Un’applicazione del metodo audiopsicofonologico di Alfred Tomatis nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria
La celebre frase di Alfred Tomatis “La voce contiene solamente i suoni che l’orecchio può percepire” sta a fondamento del metodo da lui stesso inventato e ci aiuta a comprenderne i meccanismi.
La voce è un’espressione della nostra personalità: è personale come la scrittura e come la postura, come il nostro modo di camminare e il nostro modo di ragionare. Tutte queste nostre modalità dipendono in parte da come siamo fatti (biologia) e in parte da come abbiamo imparato a relazionarci con l’ambiente.
Ma secondo gli studi di Alfred Tomatis la voce dipende soprattutto dal nostro modo di ascoltare. L’orecchio, nel pensiero dell’inventore del metodo audiopsicofonologico, è il primo organo di contatto con l’ambiente e si adatta alle sollecitazioni che da esso provengono. Si adatta soprattutto e primariamente alle voci con cui entra in relazione fin dalla vita intrauterina.
La voce è una conseguenza di questo primo adattamento dell’orecchio. Non siamo in grado di riprodurre con la voce qualcosa che non siamo in grado di sentire con l’orecchio. Viceversa siamo sicuramente in grado di utilizzare con la nostra voce quanto l’orecchio è capace di farci sentire: emetteremo un suono mettendo insieme le frequenze che meglio abbiamo conosciuto.
L’orecchio, infatti, sebbene potenzialmente possa recepire allo stesso modo tutte le frequenze udibili, dopo la prima infanzia non è più, per così dire, vergine. Tenderà ad aspettarsi e riconoscere le sonorità che più gli sono familiari, trascurando tanti altri aspetti. Li percepisce, ma li trascura. Proprio come accade quando tra mille voci e mille rumori, ci focalizziamo su ciò che ci interessa ascoltare e ignoriamo tutto il resto.
L’orecchio quindi si abitua a funzionare in un modo tutto personale e la nostra voce tenderà a muoversi entro le sonorità conosciute.
Non stiamo qui parlando di volume della voce, ma di quell’insieme di frequenze più o meno armonicamente condensate nel timbro della nostra voce.
Il timbro della voce è espressione della nostra personalità, cioè del nostro stile di relazione con noi stessi e con l’ambiente.
Qual è lo scopo del metodo audiopsicofonologico?
Il metodo audiopscicofonologico ha lo scopo di aprire l’orecchio all’ascolto di nuove sonorità affinché l’individuo possa sperimentare nuove sensazioni nel rapporto con se stesso e con l’ambiente. Aprire l’orecchio significa scoprire nuove possibilità ed è la condizione necessaria per poterle sperimentare. Aprire l’orecchio il primo passo per un cammino di crescita personale. Aprendo l’orecchio possiamo percepire diversamente la realtà e sentire su di noi impulsi al cambiamento e desiderio di rinnovamento di noi stessi e della nostra vita.
In che modo agisce il metodo audiopsicofonologico?
Per aprire l’orecchio è necessario sottoporsi a un training di ascolto in cuffia di musica filtrata. Le sedute di audiopsicofonologia stimolano l’orecchio ad una ginnastica osteoarticolare che lo rende capace di percepire meglio gli stimoli sonori. Occorre una lunga esposizione a questo training per ottenere effetti significativi. Per questo si propongono percorsi che garantiscano frequenza e continuità.
Che cos’è il Progetto Mozart e in che modo è legato all’audiopsicofonologia?
Il Progetto Mozart è una applicazione dell’audiopsicofonologia che si focalizza sul sostegno allo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale del bambino. Si applica a gruppi di bambini nelle sezioni della scuola dell’infanzia e della scuola primaria. Consiste nell’ascolto quotidiano, in un setting strutturato, di 20 minuti di musiche filtrate secondo i principi dell’audiopsicofonologia per un periodo di 40 giorni.
Scarica la scheda del Progetto Mozart e scrivi a info@studiobernadette.it per maggiori informazioni su Progetto Mozart e sui campi di applicazione dell’audiopsicofonologia.
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DOTT. MARTINO PATERLINI
PSICOLOGO E PSICOTERAPEUTA
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