Psicoterapia e Psichiatria

Chissà se gli angeli lo sanno perché facciamo terapia

Chissà se gli angeli lo sanno perché facciamo terapia

Nel 1987 un bellissimo film di Wim Wenders, Il cielo sopra Berlino, ispirato alle Elegie duinesi di R.M. Rilke, ci racconta la storia di due Angeli, Damiel e Cassiel, che osservano dall’alto la vita degli uomini, decidendo poi di scendere tra di noi perché “guardare non è guardare dall’alto, ma ad altezza occhi”.
L’ambizione per l’Eterno si contrappone al finito dell’umano, la leggerezza degli Angeli si contrappone alle angosce degli esseri umani, ma a quegli Angeli osservare non basta, ambiscono al calore, alla passione, all’angoscia che anima e opprime la vita dell’essere umano.

Il film sembra dirci che senza angoscia non c’è accesso alla vita e amare è avere accesso all’altro, amare è aprirsi e incontrare l’Altro. L’incontro con l’Altro apre una crepa creando nuove connessioni. Di lì a poco la caduta del Muro di Berlino, con tutto ciò che ne consegue in termini politici e simbolici. The wall dei Pink Floyd assumerà tutto il suo valore.

Jaques Lacan nel Seminario X (1962-1963) indica proprio nell’angoscia una possibile via al desiderio umano, non più un affetto da evitare a tutti i costi, ma una via da percorrere per accedere al desiderio inconscio che abita la soggettività.

La scelta di Damiel come metafora dell’intuizione lacaniana, evidenzia quel desiderio che per realizzarsi ha da mescolarsi e attraversare le passioni dell’essere umano.
In termini clinici è un film (un’epoca) che si contrappone a ciò che Massimo Recalcati magistralmente descrive nell’Uomo senza inconscio, come critica a una società in difficoltà nel percorrere la via dell’angoscia come strada che conduce al desiderio.
Il “posto” dello psicoanalista è in fondo simile a quello degli Angeli di Wenders, perché “guardare non è guardare dall’alto, ma ad altezza occhi”, tramite questo la psicoterapia può ritrovare il proprio posto, liberandosi dei tecnicismi che ne uccidono l’anima e facendosi compagna partecipe e attenta delle vicissitudini umane, consapevole che anche l’angoscia può essere un’affascinante via da percorrere verso la comprensione del proprio desiderio, verso ciò che dà un senso alla nostra vita.

Proprio come Damiel si innamora di Marion, bellissima trapezista presa in pensieri i morte, la psicoterapia è innamorarsi della particolarità dell’altro. Come Damiel rinuncia all’immortalità per farsi uomo, il terapeuta sceglie la relazione, abbandona il proprio piedistallo, i propri tecnicismi per aprirsi alla contingenza di quello che è sempre un nuovo incontro.

DOTT. GIAMPIERO FIORINI

PSICOLOGO E PSICOTERAPEUTA
SPECIALISTA IN PSICODIAGNOSTICA