Giovedì 12 marzo è stato l’ultimo giorno in cui mi sono recato allo Studio Bernadette.
Mia moglie mentre uscivo mi ha abbracciato in modo strano, un abbraccio di quelli che sanno dare solo le donne… un abbraccio preoccupato. Le ho detto: “Guarda che non parto per il fronte!”. Volevo sdrammatizzare, ma non l’ha presa bene.
Mi sembra un brutto sogno, mi sento come “Il sergente sotto la neve” di R. Stern, dove le pallottole sono le news dei TG, delle radio, dei social, ma quando mi sveglio posso spegnere tutto e stare con chi amo.
Mercoledì 15, giornata del Fiocchetto lilla. Una vecchia, ma giovane paziente, mi manda un WhatsApp:
“ Ed in questi giorni in cui a mancare è proprio il contatto, un grazie di cuore va da sé.
A chi è rimasto, a chi ha tentato, a chi ha creduto quando non ci credevamo noi. A chi ha raccolto cocci e asciugato urla. A chi c’era.
Che da soli, grazie al cielo, non eravamo”.
Txxx.
Dice: grazie al cielo non eravamo soli.
Oggi chi è senza Dio, chi crede, come diceva J-P. Sartre, che il cielo sopra di noi sia vuoto, può essere che sia più solo e spaventato. Chi è solo, penso possa essere più triste.
Sento colleghi che invitano alla razionalità, non credo possa bastare.
Arrivano le mie figlie e mi dicono che dobbiamo fare un cartellone con l’arcobaleno da appendere fuori…
Arriva mia moglie e mi dice che c’è l’ennesimo flash-mob sul balcone…
Un amico che non sentivo da un po’ chiama, così, tanto per sapere come stiamo…
Grazie al cielo stiamo “facendo anima”.
La prima volta che sentii questa espressione non la capii del tutto.
È un’espressione riconducibile al poeta romantico J. Keats e ripresa dallo psicoanalista J. Hillmann: significa mettersi a confronto con l’interiorità altrui, esplorare il paesaggio dell’Altro, empatizzare con gli altri. Farlo, utilizzando come strumento se stessi.
L’empatia è la capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona. È una possibilità di con-divisione dei vissuti.
Oggi, come mai avevo visto prima, la gente, le persone, con-dividono sentimenti e attraverso di essi vivono una nuova comunanza. Stiamo “facendo anima”.
Quando tutto sarà finito – e come scrivono le mie figlie sul loro arcobaleno, “TUTTO ANDRÀ BENE”- mi resterà un maggiore significato di cosa possa voler dire “fare anima”.
Intanto, noi dello Studio Bernadette, cerchiamo di “fare anima” insieme a voi.
Grazie “A chi è rimasto, a chi ha tentato, a chi ha creduto quando non ci credevamo noi”.
DOTT. GIAMPIERO FIORINI
PSICOLOGO, PSICOTERAPEUTA, PSICANALISTA
Esperto in psicodiagnostica clinica e forense