Come accennavo un mese fa in un articolo in cui parlavo della possibilità di affrontare il tema della morte con nostri bambini, in questo tipo di condivisione c’è un aspetto fondamentale: ovvero l’essere davvero a fianco del bambino, nelle narrazioni che portiamo, quando si affronta questo tema.
Aprirci alle domande che ci vengono poste, senza sviarle e senza dare risposte precostituite ed in forma chiusa, ci può consentire di avviare un dialogo aperto con i bambini, permettendoci di co-costruire un Senso, dicendo cosa crediamo che sia questo Mistero: in fondo, chi sa realmente la verità?
Il viaggio della vita è una ricerca continua del nostro Senso.
Per poter essere d’aiuto al bambino, sia nella preparazione alla morte di una persona conosciuta o dopo l’accaduto, è importante considerare le caratteristiche della concezione di morte delle diverse fasce d’età, che possiamo sinteticamente riassumere in questo modo (F. Campione, “La domanda che vola”):
- Fino ai 3 anni: la morte viene intesa come un evento reversibile e non universale, di cui si tendono a non comprendere le reali cause;
- tra i 4- 6 anni: la morte è percepita come universale e irreversibile ma il bambino è ancora nel pieno del “pensiero magico”, così che talvolta la morte può essere dovuta alla volontà o magia di qualcuno, non per forza a cause biologiche;
- tra i 6- 9 anni: gradualmente la morte assume caratteristiche sempre più biologiche, è lo stadio del realismo infantile, delle rappresentazioni concrete, ovvero della cessazione delle funzioni vitali, del cadavere, dello scheletro. La persona che muore non può più muoversi, parlare, respirare e questi elementi possono causare paure ed angosce che, se trovano spazio, possono trasformarsi in domande spesso molto precise e puntuali.
Le narrazioni sotto forma di libri, storie di vita, disegni e film possono essere un valido aiuto in tutte queste 3 fasi, tenendo in considerazione le competenze delle diverse fasce d’età: si può partire da una narrazione semplice, con poche parole ed immagini suggestive e costruire un proprio libro, sulla propria (o proprie) persone care che non ci sono più, implementandole con disegni ed atti creativi che esprimano ciò che proviamo e che desideriamo dedicare loro.
Può essere utile affrontare questo genere di attività a partire dalle perdite di oggetti, situazioni o animali domestici al bambino/a care.
A tal proposito vi consiglio “Ho lasciato la mia anima al vento” (R. M. Galliez): suggestivo ed essenziale, con immagini evocative, libro che parla di un saluto al nonno ma che può essere riadattato a qualsiasi altra situazione.
Buona lettura e creatività!
DOTT.SSA SARA FIORINI
PSICOLOGA