Psicoterapia e Psichiatria

Psicoanalisi dei sintomi “alla moda”

Ansie, forme del panico, depressioni, dipendenze, disturbi alimentari, sintomi della sessualità

Credo di far cogliere qualcosa se dico semplicemente, o se ripeto con altri, che si tratta di un modo di godere in cui si fa a meno dell’Altro”, così, due psicoanalisti, J.- A Miller. e E. Laurent nel  2001, proseguono una riflessione avviata nel 1985 da J.- A Miller e H. Freda sulle Nuove Forme del Sintomo.
Questa intuizione è stata precisamente ripresa e sviluppata da diversi psicoanalisti di area lacaniana come Massimo Recalcati, Domenico Cosenza ed altri.

Quello che la clinica psicoanalitica ha evidenziato è che nel sintomo (disturbi alimentari, dipendenze, ansie, depressioni, forme del panico, sintomi nella sessualità ecc.) c’è qualcosa che non cambia, la pulsione, (godimento) e qualcosa che cambia, l’involucro formale; in questo senso si può andare a definire nuovi sintomi, quelli che caratterizzano un certo periodo storico-sociale.
Nel sintomo c’è sempre qualcosa “che si rinnova”.  Ciò significa che c’è una parte del sintomo che dipende dal contesto, che è collegato alla Cultura (in certe parti dell’Africa non esiste sicuramente l’anoressia o il gioco d’azzardo e probabilmente il panico ha altre manifestazioni).

Ed è precisamente perché una parte del sintomo è colta attraverso la Cultura che è manipolabile (manifestabile e/o trattabile con la terapia). Il soggetto patisce e utilizza le forme del sintomo presenti nella propria cultura, spinto dalla propria pulsione. Le forme dei sintomi sono solitamente reperite nel contesto e la pulsione va a ricercare un oggetto perduto originariamente attraverso i sintomi.

Questa visione della soggettività umana, come soggettività insufficiente, mancante, porta con sé, anche, il paradosso del sintomo come metafora di “qualcosa che non c’è più”. Questo ha a che fare con la metonimia del desiderio, che non può far altro che scivolare da un oggetto all’altro senza appagarsi mai; il sintomo si presta a metaforizzare l’oggetto del desiderio che in realtà è sempre mancato. Questo fa dire a Miller che: “lo scopo del desiderio è sempre un falso scopo, un equivoco sull’oggetto che conta”, perché come aveva precisato Lacan “il vero oggetto in questione non è davanti ma dietro”.

Il vero oggetto in gioco è quello perduto.

Oggi –  forse – l’ascesa di un imperativo teso ad annullare ogni limite, “in cui si fa a meno dell’Altroci presenta sintomi alla moda come le anoressie, le bulimie, ma anche le tossicodipendenze, le depressioni, le figure dell’ansia e del panico o le problematiche narcisistiche o della sessualità come fenomeni prelevati dalla contemporaneità.

Nel “Disagio della civiltà”, Freud, rimandava ad una rinuncia pulsionale come adattamento all’evoluzione della società; all’opposto il discorso sociale contemporaneo spinge ad un soddisfacimento pulsionale immediato e senza limite, dove illusoriamente il soggetto si soddisfa “facendo a meno degli Altri, utilizzando gli altri”.

Se la clinica classica della nevrosi si incentrava sulla rimozione, i sintomi avevano valore di metafora e la loro cura era orientata dalla traduzione del sintomo; i nuovi sintomi si caratterizzano con manifestazioni meno metaforiche, che impegnano in un trattamento più diretto e a volte deciso, ma senza perdere di vista ciò che sta sotto la forma del sintomo stesso.

Dobbiamo avere in mente, (questo è il grande valore della psicoanalisi) che le forme del sintomo cambiano negli anni, ma in fondo, si può sempre scoprire che i conti vanno fatti con ciò che non cambia, che ci spinge a “sbagliare” sempre nello stesso modo e ci sfida in una comprensione di senso da dare alla nostra vita attraverso la comprensione singolare del nostro sintomo.

DOTT. GIAMPIERO FIORINI

PSICOLOGO, PSICOTERAPEUTA, PSICOANALISTA
Esperto in psicodiagnostica clinica e forense