“… è assordante la sordità degli adulti, ma guardi che non parlo solo di parole…”: con questa affermazione un paziente testimonia quanto siamo impreparati e inefficaci a cogliere quello che essi vivono.
Forse è necessario riscoprire la centralità della parola e della conversazione come pratica a due o più, tanto nella psicoterapia quanto in ogni pratica educativa e ancor più nella dimensione della quotidianità familiare.
La clinica ci insegna che la stoffa educativa non può prescindere dalla trama del discorso interno alla famiglia.
I dati psicologici che riguardano i nostri giovani sono allarmanti… tutti rimandano ad un’intensificazione delle loro crisi psichiche: dalle forme del panico, alle depressioni, dall’autolesionismo ai fenomeni del bullismo ecc. La realtà descrive adolescenti più soli, vulnerabili e maggiormente esposti ai rischi del web.
I rapidi cambiamenti delle abitudini di vita, il distanziamento sociale, il senso di incertezza e precarietà, la maggiore responsabilità individuale hanno ostacolato la necessaria socialità (scolastica, sportiva, amicale) della loro fase evolutiva.
Gli adolescenti sono, per contingenza evolutiva, in un periodo di crisi essendo impegnati in un compito fondamentale come lo sviluppo dell’identità, che passa attraverso la conquista del rapporto con un “nuovo” fisico, con un “nuovo” genitore/adulto e “nuove” modalità di relazionarsi al gruppo degli amici e alla sessualità.
Per loro dubito che potrà esistere adeguato indennizzo o bonus. I ragazzi definiscono se stessi sul versante identitario, soprattutto attraverso l’essere studenti, vivere il gruppo e mettere in discussione il genitore/adulto. In questo senso l’alterazione dei processi di socializzazione gli ha privati di stimoli preziosi e gli adolescenti di oggi ci presenteranno anche domani un conto in termini emotivi, cognitivi e comportamentali.
Questa definizione identitaria è un impegno che riguarda tutti loro, ma per alcuni, in particolari situazioni di vulnerabilità o già fragili, possono dar luogo a conseguenze problematiche e durature nel tempo. È importante non essere sordi, comprendere e sostenere emotivamente i propri figli.
Cosa possiamo fare?
Il riconoscimento e l’accoglienza delle loro paure e disagi – spesso espressi poco adeguatamente (ma in maniera adolescenziale o infantile) – necessita della possibilità di fare spazio dentro di noi. Non siamo chiamati a farlo sempre, perché non siamo genitori ideali o perfetti … a volte non ne abbiamo voglia, abbiamo troppe preoccupazioni … ma questo non significa sminuire le loro o non riuscire mai a permetterli di trovare uno spazio psichico ed emotivo dove poter buttar fuori il loro disagio.
È importante normalizzare le loro emozioni e fargli comprendere che possono provarne diverse e contrastanti, e ciò è del tutto naturale. Accettare le loro ansie e paure significa fornirgli un luogo per elaborarle e renderle meno dannose. La presenza e il sostegno devono essere comunque tolleranti dei nuovi confini che l’adolescente è chiamato a costruire ed è necessario garantirgli spazi privati dentro e fuori casa per la loro esplorazione. La nostra presenza non deve essere invadente ma rispettosa e paziente. Senza cedere sulle responsabilità che hanno rispetto alla costruzione di autonomie, come i piccoli impegni domestici che sono in grado di sostenere.
Abdicare alla nostra responsabilità genitoriale o delegarla alla scuola o allo psicologo è un altro modo per lasciare soli, la nostra presenza si deve alternare all’assenza, ma spiegare il senso del limite e del dovere è uno dei compiti fondamentali della funzione genitoriale e condizione necessaria per la salute psichica dei ragazzi – delirare etimologicamente, significa uscire dal solco – tenendo presente che i limiti vanno spiegati e possibilmente concordati e rinegoziati nel tempo, accettando che non basta definirli una volta.
Solo attraverso la compartecipazione alla responsabilità possiamo pensare di creare le condizioni per il loro benessere. Genitori, scuola e professionisti della salute mentale possono e devono collaborare responsabilmente perché le autonomie dei nostri ragazzi possano progredire e non involvere in situazioni che nessun indennizzo compenserà.
DOTT. GIAMPIERO FIORINI
PSICOLOGO, PSICOTERAPEUTA, PSICOANALISTA
Esperto in psicodiagnostica clinica e forense