A volte ci rende più timorosi della rabbia e della paura stessa: chi di noi, di fronte ad un bambino che piange disperato o che rimane chiuso in se stesso con dei grossi lacrimoni che gli scorrono sul viso…non ha sentito l’irrefrenabile impulso a dirgli le paroline magiche “Dai…su…forza..…non piangere!”
Questa esortazione al blocco del pianto, spesso, è più una sollecitazione che diamo poiché PER NOI è difficile permanere a fianco di un piccolo, fragile ed impotente, in quello spazio emotivo pesante.
In realtà, permettergli di rimanere a contatto con la fatica e gli appesantimenti della tristezza facendogliela descrivere, esprimere, vivere e accompagnandolo poi alla trasformazione, è un regalo ENORME che possiamo fare ai nostri piccoli.
Li aiuteremo, così, ad allenare anche questa fondamentale parte di Sè, mostrando loro che tenerla dentro e spesso trasformarla in rabbia, spesso non è costruttivo e gratificante.
La tristezza nel bambino può infatti essere espressa in modi diversi, spesso anche contrastanti: può essere triste non solo il bambino che piange e che si chiude in sé, ma anche quello molto agitato e arrabbiato, oppure il bambino che rifiuta il cibo o che, al contrario, vi si approccia con molta foga ed ansia.
Noi adulti, per far sentirlo accolto e compreso, dovremmo metterci in completo ascolto e accoglienza, dandogli parole ed esempi per poterla spiegare, invitandolo a non trasformarla subito ma aiutandolo ad imparare a sentirla e ad esprimerla: autorizzandolo ad esserlo. E, se ci va, possiamo provare a creare un rituale insieme a lui per lenire quella tristezza, coinvolgendo così corpo e mente: può essere una canzone scaccia lacrime, un particolare contatto corporeo simile ad una carezza e ad un massaggio caloroso ed ancora un manufatto condiviso simbolico.
Non dimentichiamoci che nel caso in cui uno stato di tristezza perduri nel tempo e si noti l’alterazione di determinati comportamenti come difficoltà di concentrazione, umore irritabile, difficoltà ad addormentarsi, irrequietezza generale, scoraggiamento e tendenza all’isolamento, sarà opportuno contattare uno specialista per entrare più in profondità rispetto alla questione.
DOTT.SSA SARA FIORINI
PSICOLOGA